📈 CheQuota.it Curiosita' Sportive Storia di Jesse Owens: L’uomo che umiliò il nazismo

Storia di Jesse Owens: L’uomo che umiliò il nazismo

storia di Jesse Owens

I grandi regimi di solito usano lo sport per propaganda e anche se la storia di Jesse Owens narra che a volte qualcosa può andare storto.

In occasione delle Olimpiadi di Berlino del 1936, infatti, un ragazzo di colore dell’Alabama si prende tutta la luce dei riflettori, conquistando ben quattro ori. E dà una grossa spallata alla teoria della superiorità della razza ariana, propugnata dal regime anche nel corso della predetta competizione sportiva.

Per la sconfitta militare del fuhrer dobbiamo aspettare altri 9 anni. Tuttavia, pare che il capo del nazismo tedesco pare accogliere i successi dell’afroamericano con un certo fastidio. C’è da aggiungere, dall’altro lato, che, al ritorno in patria, l’atleta non è certo accolto con i tappeti rossi, a voler essere buoni.

Storia di Jesse Owens: – Le gesta e le Olimpiadi di Berlino

James Cleveland Owens, per tutto Jesse Owens, nasce in una famiglia povera e numerosa ed è costretto a lavorare fin da bambino. Per questo motivo, non riesce a frequentare in modo assiduo la scuola. La sua rapidità, però, impressiona sin da subito i suoi genitori, visto che nemmeno i fratelli più grandi riescono a stargli dietro.

Presto anche il resto del mondo scopre le sue sublimi doti. Il 25 maggio del 1935, in occasione della finale della Big Ten Conference di Ann Arbor, in Michigan, diventa una leggenda dello sport, a soli 22 anni. In 45 minuti, infatti, Jesse compie le seguenti imprese:

  • Eguaglia il record del mondo sui 100 yards (9″4);
  • Stabilisce il record mondiale di salto in lungo (8 metri e 13);
  • Stabilisce il record mondiale sui 220 yards (20″3);
  • Fissa anche un altro nuovo record sui 220 yards a ostacoli (22″6).

In pratica, in tre quarti d’ora batte tre record mondiali e ne eguaglia un quarto. Ed è infortunato. Se ti sembra surreale, sappi che ancora non è finita.

Il meglio deve ancora venire e l’occasione giusta arriva alle Olimpiadi di Berlino del 36. Siamo in pieno regime nazista e un americano di colore non parte di certo con i favori del pronostico.

Invece il pubblico gli regala un’ovazione e lui lo ripaga vincendo 4 medaglie d’oro nelle seguenti competizioni: 100 metri, salto in lungo, 200 metri e la staffetta 4×100.

L’opportunità di strumentalizzare i successi di un ragazzo di colore nella Germania nazista è troppo forte. La stampa, allora, inventa la storia secondo cui Hitler, in occasione della vittoria di Owens nel salto in lungo, è molto contrariato e va via per non salutarlo.

Lo stesso protagonista, invece, smentisce l’accaduto e dichiara che il fuhrer si alza in piedi al passaggio di Owens che rientra negli spogliatoi. I due si scambiano un cenno di saluto. In generale, contro ogni previsione, l’atleta viene accolto in Germania in modo abbastanza gentile.

Il Ritorno negli Stati Uniti

Non tutti sono profeti in patria e Jesse è costretto a sperimentare tale detto sulla propria pelle. Al suo ritorno, infatti, il presidente americano Roosevelt non trova il tempo per incontrarlo e non si degna nemmeno di telefonargli per congratularsi dei suoi successi. L’America del tempo è ancora terra di discrimnazione e lo stesso atleta si lamenta del fatto di non potersi nemmeno sedere nei posti anteriori dei bus.

Nello smentire di aver subito ostilità in Germania, si lamenta dell’indifferenza trovata al ritorno nel suo paese. Tra le righe, sembra dire di essere stato trattato meglio nell’allora patria dei nazisti che nella sua nazione.

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