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Roberto Mancini e il Mondiale

Roberto Mancini e il Mondiale

Ci sono vicende personali su cui sembra che il destino avverso metta lo zampino, come nel caso del rapporto tra Roberto Mancini e il Mondiale. In realtà, il Mancio giocatore non ha un grande feeling con la maglia azzurra in generale, anche se recupera da CT, vincendo l’Europeo del 2021. Dopo ben 53 anni dalla vittoria del 1968.

Il mondiale, però, rimane una sorta di persecuzione, visto che l’Italia manca la qualificazione anche per l’ultimo mondiale di Qatar 2022. L’ultima puntata dell’Avversario ripercorre tale rapporto, con Tardelli che intervista Mancini e si concentra soprattutto su questo aspetto della sua carriera.

Perciò, il protagonista, e noi tutti, ci auguriamo che la situazione si rovesci e che finalmente la gloriosa nazionale azzurra riesca a tornare ai vertici del calcio anche al Mondiale 2026.

Roberto Mancini e il Mondiale

Nazionale Under-21 – Roberto Mancini e il Mondiale

Il rapporto di Roberto Mancini con la maglia azzurra inizia il 10 ottobre 1982, con il Mancio non ancora maggiorenne che esordisce nella partita Austria-Italia Under-21. Rimane nella compagine di Azeglio Vicini per 4 anni, assieme ad altri campioni del calibro di Walter Zenga, Giuseppe Giannini, Roberto Donadoni, Nicola Berti e il suo grande amico Gianluca Vialli. Si rivedranno tutti al Mondiale di Italia 90.

Con la maglia della nazionale Under-21, Mancini raggiunge un terzo e un secondo posto agli Europei e segna 9 gol in 26 presenze. Non male come inizio.

Italia di Bearzot

Mentre è ancora una pedina fondamentale degli azzurrini, Enzo Bearzot lo convoca a soli 19 anni, in occasione di una serie di amichevoli in Nord America. Nella sfida contro il Canada, a Toronto, il Mancio fa il suo esordio.

Come racconta Tardelli, però, i senatori del gruppo decidono di uscire e fare le ore piccole a New York. Lo stesso Tardelli propone al giovane Mancini di partecipare alla fuga e il gruppetto rimane in giro fino alle 5 di mattina, convinto di farla franca. Il ct, però, li attende al ritorno e se la prende soprattutto con il Mancio, decidendo di escluderlo per sempre dalla nazionale. Questa reazione, che appare un tantino troppo esagerata, matura anche per il fatto che Mancini non telefonerà mai per chiedere scusa, perché, come ammette, prova vergogna. Per cui, Bearzot, uomo di parola e tutto d’un pezzo, gli chiude le porte della nazionale.

Italia di Vicini

Nel 1986, a Bearzot subentra Azeglio Vicini, il che è un buon segno per Mancini. Ma le cose non vanno come sperato. Il Mancio si rende protagonista di alcune dichiarazioni lesive nei confronti della classe arbitrale italiana. Il CT lo difende e lo porta agli Europei 1988 e lui segna una sola rete contro la Germania Ovest, che vediamo di seguito:

Mancini Gol contro la Germania

L’esultanza è molto polemica nei confronti dei giornalisti, rei di averlo criticato a lungo e spiega il carattere fumantino dell’attuale ct azzurro. Purtroppo rimane il suo unico gol nell’Europeo, che si conclude con la sconfitta dell’Italia in semifinale contro l’URSS. In finale vincerà l’Olanda di Gullit e Van Basten.

Da qui in poi, Vicini lo impega sempre meno, anche perché irrompe nella scena Roberto Baggio. Mancini, comunque, fa parte dei convocati della nazionale per i mondiali Italia 90 ma, al contrario di quanto si aspetta, non gioca nemmeno un minuto. Roberto è un grande giocatore ma in quel momento la nazionale ha Totò Schillaci in grande spolvero e c’è anche Gianluca Vialli. Oltre al fenomeno Baggio. Persino quest’ultimo parte dalla panchina nella sfida decisiva contro l’Argentina in semifinale, persa ai rigori.

Italia di Sacchi

Nel 1991 è il turno di Arrigo Sacchi, che diventa l’allenatore della nazionale. Il tecnico di Fusignano pare avere una grande stima di Mancini ma, come detto, in quel periodo il più forte è Roberto Baggio.

Sacchi fa capire al Mancio che il titolare è il Divin Codino e lui sembra accettare la situazione. Tuttavia, nel corso di un’amichevole contro la Germania, Mancini gioca titolare ma il ct lo sostituisce nell’intervallo, facendo entrare Gianfranco Zola. Perciò, Roberto decide di rinunciare per sempre alla nazionale, dopo 36 presenze e 4 gol segnati. Decisione di cui ammette più volte di essersi pentito.

In conclusione, il rapporto di Mancini con il Mondiale da giocatore è traumatico, visto che praticamente non gioca mai. Si tratta di un vero peccato, perché il giocatore ha una grandissima tecnica, che mostra nelle squadre di club per cui gioca.

Skills di Roberto Mancini

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